I Boss del dollaro by HAILEY Arthur

I Boss del dollaro by HAILEY Arthur

autore:HAILEY Arthur
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: dall’Oglio editore - CDE
pubblicato: 1975-05-14T16:00:00+00:00


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«Parla la First Mercantile American Bank» disse rapidamente per telefono l’operatore valutario dell’FMA; teneva come al solito il ricevitore fra la spalla e l’orecchio sinistro, in modo da avere le mani libere. «Voglio sei milioni di dollari fino a domani. Qual è il vostro tasso?».

Dalla costa occidentale, in California, la voce strascicata di un operatore valutario della colossale Banca d’America rispose: «Tredici e sessantadue e mezzo».

«Altino» commentò l’operatore dell’FMA.

«Difficile che scenda».

L’operatore dell’FMA esitò, valutando la previsione dell’altro e chiedendosi in quale direzione si stesse orientando il costo dei denaro. La forza dell’abitudine gli impediva di lasciarsi distrarre dal continuo brusio di voci del Centro Valutario: un punto nevralgico nel grattacielo della Direzione Centrale dell'FMA, sorvegliato da uomini della Sicurezza, del quale pochi clienti della banca era no a conoscenza e che pochissimi privilegiati avevano visto. Ma e in centri come quello che una grande banca realizza — o perde — gran parte dei propri utili.

La necessità di avere denaro di scorta esige che le banche trattengano un determinato quantitativo di denaro liquido per far fronte alla domanda, ma nessuna banca vuole avere troppo «denaro fermo» o troppo poco. Gli operatori valutari provvedono a conservare in equilibrio le varie partite.

«Un momento, prego» disse l’operatore dell’FMA al collega di San Francisco. Premette l’apposito tasto per tenere la linea, poi un pulsante di chiamata automatica.

Una nuova voce annunciò: «Manufacturers Hanover Trust New York».

«Voglio sei milioni di dollari fino a domani. Qual è il vostro tasso?».

«Tredici e settantacinque».

Sulla costa orientale il tasso stava salendo.

«Grazie».

«Di nulla».

L’operatore dell’FMA chiuse la comunicazione con New York e riprese quella con San Francisco. «Va bene, ci sto».

«Vendo sei milioni a tredici e sessantadue e mezzo» disse la Banca d’America.

«Esatto».

L’operazione aveva richiesto venti secondi. Era una delle migliaia che avvenivano ogni giorno fra banche concorrenti, in una gara di nervi e di prontezza di spirito in cui venivano trattati importi di sette cifre. Gli operatori valutari erano sempre sui trentanni o poco più, brillanti e ambiziosi, di mente rapida, capaci di lavorare sotto pressione senza perdere la testa. Tuttavia, siccome le transazioni ben fatte potevano giovare (e gli errori nuocere) alla carriera, la tensione era costante, per cui tre anni consecutivi con quell’incarico erano considerati il massimo. Dopo tale periodo si cominciavano ad avvertire tracce di esaurimento.

In quell’istante, sia a San Francisco che alla First Mercantile American Bank, l’operazione appena conclusa veniva registrata, convogliata a un calcolatore, e infine trasmessa al Centro Valutario della Riserva Federale. Là si sarebbero addebitate le riserve della Banca d’America (e accreditare quelle dell’FMA) di sei milioni di dollari per la durata di ventiquattr’ore. L’FMA avrebbe poi corrisposto alla Banca d’America, per l’uso del suo denaro durante tale periodo, l’interesse pattuito.

In tutta la nazione, nel frattempo, si stavano effettuando analoghe transazioni fra altre banche.

Era un mercoledì di metà aprile.

Alex Vandervoort si era recato al Centro Valutario, che faceva Parte del suo regno all’interno dell’FMA. Salutò con un cenno del capo l’operatore, che si trovava su una piattaforma sopraelevata ed era attorniato da assistenti i quali gli fornivano dati e completavano le scartoffie necessarie.



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